Lady New York e il suo mantello sfregiato

25/08/2020



Quali sono le prospettive per la città che non dorme mai

By Irene T.


Niente è mai stato facile per la città che non dorme mai. A volte, mi chiedo se la mancanza di sonno sia effettivamente dovuta a tutte le cicatrici che Lady New York ha accumulato nel corso degli anni. Quelle cicatrici che non ti fa vedere che ricopre d'oro e promesse di domani migliori. Se guardiamo indietro nella storia, ogni decennio, ogni secolo ha portato nuove sfide, nuove piaghe, nuovi nemici, ma in qualche modo 400 anni più tardi, 2 imperi (Olandese e Inglese) e 1 democrazia (la nostra), sia lei che noi siamo ancora qui.

Gli ultimi 6 mesi sono stati a dir poco confusi. Una rapida successione di eventi così disordinati, così misticamente intricati, che a volte è impossibile persino metterli in una linea temporale lineare e coerente. Dopo tutto, come puoi dare un senso a tutto questo? Ogni giorno sembra che sorgano nuove sfide e domande e ogni giorno abbiamo meno risposte. Insieme alle innumerevoli domande relative al COVID-19 inevitabilmente intrecciate con l'attuale clima politico americano, le elezioni presidenziali del 2020, la peggiore crisi di salute pubblica del secolo e quella che si prevede sarà una delle più terribili recessioni economiche degli ultimi decenni, sembra esserci un'altra domanda che gira incessantemente in Internet - "È questa LA FINE per New York City?"/"NYC è OVER per davvero?"

Alle prime domande, lascio la risposta ai sondaggisti tanto pagati, ai saccenti, ai ben pensanti, ai guru economici e ai dottori di Internet. Cercherò invece di rispondere alla domanda “È New York finita?” da semplice newyorkese.

La mia prima testimonianza delle sfide che New York City ha dovuto affrontare nel tempo, risale agli anni '70. Chiaramente non è una testimonianza diretta visto che sono arrivata in questo mondo 2 decenni più tardi. No, questi sono ricordi, le storie della buonanotte raccontate dal mio amato nonno. Un eterno Veneziano che si avventurava alla scoperta di New York e che tra altre cose anche collaborava agli allestimenti delle mostre del Museo Peggy Guggenheim. Come veneziano, amava camminare. Camminare per lui era una necessità proprio come l'aria che respirava. E amava camminare a New York City. Non passava giorno che non tentasse di avventurarsi un po' "troppo a nord", un po' "troppo a est." Fin tanto che un poliziotto guardandolo per un paio di secondi --  vestito, cravatta, e l'onnipresente ombrello usato più come supporto che come vero e proprio riparo dalla pioggia inesistente, non si sarebbe avvicinato e lo avrebbe incoraggiato a tornare indietro verso strade “più sicure”.

Era il 30 Ottobre 1975 quando la famigerata prima pagina del Daily News diceva: "FORD TO CITY: DROP DEAD". (Presidente Ford alla città: Crepa!) A tutti gli effetti New York era "finita", o almeno questo è ciò che sostenevano Washington D.C. e l'amministrazione. Quella era la New York di cui mio nonno si innamorò nonostante la bruttezza delle sue cicatrici. La brutta New York City, la New York City segnata dalle battaglie, la New York City che era presumibilmente sull'orlo dell'estinzione. Ma non passava giorno in cui non avrebbe provato a camminare un po’ più a nord, un po' più a est, spingendo i confini e i limiti della New York che conosceva, consapevole che alla fine i confini vengono rimossi, i limiti vengono superati e i blocchi vengono infranti.

Giusto per chiarire, mio nonno non possedeva molti abiti e cravatte. Aveva 1 paio di buone "scarpe della domenica", 1 abito, 1 camicia e 1 cravatta che venivano prontamente puliti e inamidati la sera prima. Non proveniva da famiglia e non apparteneva a nessun quartiere della classe borghese. Amava semplicemente la sua Lady New York e voleva camminarla da Gentelman (gentiluomo).


New York in The 70s
New York City negli anni '70.
Foto dal National Archives at College Park / Public domain.
Clicca qui per maggiori Info.


Alla fine, gli anni '70 si sono trasformati negli anni '80 e '90 e stavamo celebrando un nuovo millennio, nuove opportunità, nuovi sogni. Poi, una fresca e limpida mattina di Settembre, la vita che conoscevamo si fermò ancora una volta. Un'altra cicatrice per Lady New York. Questa cicatrice però era molto più lacerante delle altre, si sentiva più in profondità perché non aveva senso. Ma in qualche modo, da qualche parte, i newyorkesi trovarono in se stessi la forza di unirsi dietro ad una ancora sanguinante Lady New York, rattopandone la ferita nel miglior modo possibile, nell'unico modo che si sapeva, ricostruendo ancora una volta il suo mantello splendente.


9/11 in New York
9/11 in New York City 
Foto dalla Divisione Prints and Photographs.
Libreria del Congresso. Per info vedi "Unattributed 9/11 Photographs
(http://lcweb.loc.gov/rr/print/res/297_unat.html)

Era la fine del 2008, quando abbiamo visto centinaia di persone uscire da vari uffici con scatole di cartone piene dei loro effetti personali, speranze e sogni di un futuro che ora erano solo un lontano ricordo. Da li a qualche settimana non avrebbero perso solo i lori sogni e speranze, ma case, assicurazioni sanitarie, risparmi di una vita, fondi pensione.

Il 2020, iniziato come un anno ok, si è trasformato in un incubo. Ancora una volta Lady New York è stata picchiata e messa in ginocchio, piangendo la perdita di 32.482 dei suoi figli. Forse dovremmo chiederci se arriveremo mai ad avere così tante cicatrici che non sarà più possibile guarirle. Ma come qualsiasi storico vi dirà, non si tratta delle battaglie -- battaglie che perdi, cicatrici che ricevi. Alla fine l'unica cosa che conta è la guerra. Quella o la vinci o la perdi, e a volte per vincerla, perdi alcune battaglie, eppure continui a lottare per vivere un altro giorno.

Questa mattina stavo leggendo una lettera aperta che l'iconico, divertente, Jerry Seinfeld ha scritto per il New York Times. La lettera è in risposta a una colonna editoriale intitolata "NYC è morta per sempre. Ecco perché." pubblicata su LinkedIn da James Altucher, ex gestore di hedge fund, anche co-proprietario dello Stand Up NY Comedy Club sulla West 78th e Broadway dove proprio Seinfeld si esibì.



Courtesy of Ian D - @sadswim
Published by Unsplash.


Vi invito a leggere la lettera di Seinfeld. È breve, bizzarra, eppure è un riassunto realistico di ciò che pensano e sentono molti newyorkesi.

- CLICCA QUI PER LEGGERE LA LETTERA COMPLETA -

Questo è quello che ho scritto quando ho ri-condiviso l'articolo sul mio Facebook --

"8,5 milioni di residenti a New York, sono sicura che possiamo fare a meno di alcuni di loro. Ci sarà sempre una differenza tra quelli che stanno solo transitando per queste luminose strade di New York, quelli che la vedono come una fase, un'opportunità di carriera, un lifestyle (un modo di vivere.)
E il resto di noi - i nativi, quelli che non vedono New York solo come una mera opportunità o un modo per arricchirsi o un posto dove divertirsi, una semplice nota a piè di pagina nella loro vita, ma quelli che scelgono quotidianamente NYC nonostante NYC sia NYC, nonostante le migliaia di lotte e difficoltà che affrontiamo giorno dopo giorno, nonostante le mille volte in cui veniamo letteralmente sbattuti a terra, eppure, siamo ancora qui a desiderare anche solo un assaggio, solo un pezzo della nostra casa meravigliosamente danneggiata..
Quindi, se ritieni che New York sia finita, ecco una notizia per te: non sei tu che dovrai ricostruire NYC, perché questa città non è mai stata casa tua."

Non fraintendetemi, Lady New York non è perfetta, non lo è mai stata e probabilmente non lo sarà mai. A tutti gli effetti, è la più ingiusta di tutte le donne. Non ci penserebbe due volte a masticarti e sputarti fuori. Ti chiederà sacrifici inimmaginabili solo per darti centimetri. A volte ti chiederai se ne vale davvero la pena, solo per poi guardarti intorno e riconoscere che in qualche modo, da qualche parte lungo la strada, lei è diventata inequivocabilmente e senza scusarsi la tua casa meravigliosamente danneggiata e tu sei solo un altro "Additct" (tossicodipendente) in fila in attesa di una briciola del suo amore infinitesimale.

Detto questo, le persone che ora sono così pronte a dire "NYC è morta" non lo dicono perché sono arrivate a riconoscere per la prima volta nella loro vita le vere sfide che hanno afflitto i residenti di New York (meno il famoso 1% ovviamente) per secoli. No, in tutta onestà, probabilmente queste persone appartengono alla classe dell'alta borghesia o a quell'1%. Per loro, Lady New York semplicemente non ha più scopo, non ha più motivo. Innanzitutto, queste persone probabilmente non sono di qui, o per lo meno, non hanno mai fatto veramente parte di New York City. Sì, sono fisicamente qui, ma NYC non è nei loro cuori. Non sono e non saranno mai quei dipendenti dalla nostra casa meravigliosamente danneggiata. Fanno il loro lavoro, si fanno strada, colgono le opportunità, vivono le loro vite beatamente fino a quando New York City non serve più al loro scopo. Ed è per questo che ora dicono che la città è morta: per loro non è altro che un capitolo chiuso, pronti alla fase successiva della loro vita, ovunque questa sia. Il che va bene, l'andare avanti è una loro prerogativa. Quello che dico io è che loro prerogativa non è demolire qualcosa che non hanno mai aiutato a costruire, qualcosa per cui non hanno mai sanguinato, qualcosa per cui non sono disposti a rimanere e lottare.

La realtà è, a meno che tu non sia un autoproclamato guru con le sfere magiche, ne io ne te sappiamo cosa ha in serbo il futuro ne per Lady New York, ne tantomeno per noi e per l'umanità. Oggi sei qui, e domani non si sa, e nessuno può assicurarti il contrario.

Alla fine dei conti, nel suo modo più semplicistico, la vita è solo una scommessa. Ogni scelta, ogni decisione, ogni sinistra o destra ... 50%-50% di possibilità.

Io, in questo caso, scommetto che Lady Liberty si rattopperà il suo lustro, se pur danneggiato, mantello e continuerà ad andare un po' più a nord, un po' più a est.

God Bless,

Irene


La versione originale di questo articolo è in Inglese (leggi qui) - Tradotto il 26 Agosto 2020.
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